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Cristina dall'Argentina

Una vita lontano da casa

Sono ormai molti anni che mi trovo a vivere la mia consacrazione missionaria fuori dall’Italia: quindici in Bolivia, diciotto in Argentina. E sono molto grata a Dio per questa vocazione che riempie la mia vita... di Lui e di tanti fratelli e sorelle. Ci sono alcune espressioni di papa Francesco che mi piacciono in modo particolare perché sento che sostengono la mia missione: «Come Maria, la madre di Gesù, vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità, gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione. Il culto a Dio, sincero e umile, porta al rispetto per la dignità e la libertà degli altri, al rispetto per la sacralità della vita e all’amorevole impegno per il benessere di tutti».

Anche in Argentina, a Olavarría, dove mi trovo ora, in questo tempo di pandemia abbiamo cercato di servire e pregare per tutti. Molte persone, infatti, ci chiedono di pregare, perché le necessità fisiche, materiali e spirituali sono grandi. Io ho potuto collaborare con la Caritas di una parrocchia della città e accompagnare un gruppo di signore nella loro preparazione alla Prima Comunione e alla Cresima. Vorrei condividere alcune delle piccole esperienze quotidiane della nostra missione. Blanca è una signora di circa 60 anni che ha partecipato al Catechismo degli adulti. Sempre la prima ad arrivare, ora, dopo aver fatto la Prima Comunione viene ad aiutare in Caritas e dice che sente una gran gioia dentro di sé; prima non veniva mai in chiesa mentre adesso le piace molto. Partecipa alla Messa anche con suo figlio, e la nuora dice che le relazioni in famiglia sono migliorate molto… Manuel ha 25 anni e fa parte del gruppo giovani che accompagniamo. La sua mamma è stata uccisa due anni fa. Guidava un taxi, anche in turni di notte, in un quartiere dove gira molta droga e probabilmente l’hanno uccisa perché ha visto molte cose. In famiglia sono sette fratelli, di cui alcuni figli del secondo marito della mamma. Molti lavorano nei campi e il fine settimana vanno a casa di Manuel. Ma spesso litigano in modo violento. Io ho insegnato a Manuel la preghiera della serenità: «Signore, dammi la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, dammi il coraggio di cambiare quelle che posso cambiare, e dammi la sapienza per riconoscere la differenza». Manuel mi ha detto che, da quando recita questa preghiera tutti i giorni, litiga molto di meno con i suoi fratelli. Viviana è una signora di 56 anni, vedova con un figlio di 15 anni che frequenta la scuola secondaria. Non ha un lavoro fisso, perché faceva delle pulizie ma ora non ci riesce più per motivi di salute. Ci ha telefonato durante il lockdown chiedendoci un aiuto alimentare. Così sono andata a casa sua e insieme a un pacco di viveri, le ho dato anche una medaglia miracolosa. Dopo un po’ di tempo Viviana ha telefonato di nuovo chiedendo se potevamo portarle altro cibo, dei vestiti, ma anche altre medaglie perché «le voglio dare ai miei vicini». Così anche lei è diventata “missionaria”.

Termino dicendo grazie ad ognuno di voi, perché il vostro sostegno spirituale e materiale ci ha permesso e ci permette di sostenere e aiutare tante persone!

Cristina Dozzi

Primo piano

Professione dei voti e incorporazione perpetua nell'Istituto "Missionarie dell'Immacolata Padre Kolbe". Domenica 16 giugno a Castelfiorentino (FI). Grazie Lara per il tuo sì "per sempre" a Dio nella nostra Famiglia consacrata.

Come aiutarci

Ha dato a tanti la gioia di toccare con mano un miracolo, fra questi ci sono anch’io.

"...A questa situazione si aggiunge un clima politico in continua tensione ed evoluzione che, purtroppo, non aiuta ad affrontare l’emergenza sanitaria in maniera incisiva".

Vorrei condividere alcune delle piccole esperienze quotidiane della nostra missione.

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