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Quale vocazione?

Ci vogliono tre sguardi per capire la propria vocazione

1. Bisogna guardare se stessi
La nostra vocazione è intessuta dentro di noi fin dall’inizio, fin nelle fibre del nostro corpo. E’ importante conoscersi, fisicamente, psicologicamente, affettivamente. Conoscere i nostri desideri, conoscere le risorse della nostra intelligenza, della nostra fantasia, i beni, i progetti. Per trovare l’oro bisogna scavare in profondità, non si trova subito, e per trovare i diamanti bisogna andare ancora più in profondità.
La domanda per il primo sguardo potrebbe essere: “Cosa sto cercando?”.  La domanda di Gesù… Fare verità sui desideri, le attese, sul senso della vita, come vogliamo spenderla, perché la vita è una ed è pure breve. 

2. Non basta guardare solo a noi stessi, bisogna anche guardare “oltre”, guardare a Gesù
Guardare a lui significa conoscerlo, conoscere la sua vita: la nascita, gli anni a Nazareth, il battesimo, le tentazioni, i viaggi… Cos’ha fatto, cos’ha detto, come l’ha fatto, come l’ha detto, quando si è sottratto, quando si è manifestato. Imparare a conoscerlo stando con lui, spendere del tempo, tutte le relazioni hanno bisogno di tempo e cura. E’ importante dimorare, stare nella Parola, interrogarlo e lasciarsi interrogare, lasciare che il Signore ci provochi, a volte anche ci scomodi.
Lo Spirito Santo ci aiuti ad entrare nei misteri della vita di Gesù. Sentiremo che il cuore si scalda sempre più e ci sentiremo attratti verso una strada piuttosto che un’altra, perché la vocazione è questione di innamoramento. Se si ama Gesù lasciare costa, ma non ci ferma perché c’è una amore più grande che attira, irresistibile. Come quando ci si innamora di un ragazzo/a, la scelta di uno/a fra tanti.
La domanda allora potrebbe essere: “Chi sto cercando? Dove e come lo cerco?”.

3. Il terzo sguardo è quello di guardarsi attorno
Noi siamo persone dentro una storia con delle precise responsabilità. Guardare allora la Chiesa e il mondo, le necessità, questo ci può aiutare ancora di più a capire la nostra vocazione e fare una scelta in una direzione piuttosto che in un’altra. Sentire il grido dei popoli, la povertà, l’ignoranza… aiuta a discernere, a capire, a rispondere. Lasciarsi toccare, non posso essere indifferente. Come ha detto il Papa ai giovani alla GMG: non state sul divano!
La domanda: “Quel’è il grido, l’anelito più forte che emerge dalla storia, nell’ambiente in cui vivo?”.  

E’ importante dare una risposta all’invito del Signore tenendo conto sempre che è la proposta di un dono, non è la richiesta di un impegno gravoso. Le esigenze sono le conseguenze dell’amore… Gesù ci apre orizzonti, ci prone di vivere alla grande, di realizzare in pieno la nostra vita, la rende interessante, bella, la nostra e quella degli altri. Vale la pena! A noi la risposta!

Rossella 

casadipreghiera@kolbemission.org

Casa di preghiera "Ecco tua Madre", Canoscio PG

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