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Rinascita e ricordo

Pellegrini ad Auschwitz

I miei amici ed io abbiamo intrapreso quello che è stato per me, probabilmente, il viaggio spirituale più importante che abbia mai sperimentato prima. Sono sicuro di parlare anche a nome degli altri quando dico che il viaggio continua. Ritornando a Los Angeles, quando ci siamo salutati, ho sentito una grande tristezza. La gioia e l'intimità della preghiera comunitaria, dei viaggi e della fraternità, erano ormai giunte al termine e dovevamo tornare alla nostra vita quotidiana. Ma Dio aveva in mente qualcos'altro.

Nel pensare a questa testimonianza ho sentito una grande pace. La mia mente sembrava essere piena non solo del passato, ma anche di riflessioni profonde, e la domanda: “A partire da qui, dove andiamo?”. Non potevo fare a meno di chiedermi se il Signore mi avesse dato un'opportunità attraverso la quale, essendo a casa da solo e sveglio nel silenzio della notte, potesse parlarmi. Mentre sto scrivendo, questa è la quarta notte in cui mi ritrovo completamente sveglio, sto sentendo forte la presenza di Dio.

Ciò che ho ricevuto da questo viaggio è stata una triplice lezione. La prima è stata una conferma che, nonostante la attitudine umana di tendere verso il male, Dio ha reso ogni cosa buona. Seconda: la presenza di Dio negli altri anche nei momenti più difficili. Terza: un invito a considerare più profondamente molte cose, tra queste l'amore per gli altri, evitare l'indifferenza.

Sul primo punto ho riflettuto sulla capacità degli esseri umani di tendere ugualmente verso il grande bene e il grande male. Questo l'ho sentito mentre visitavamo per tre giorni i campi di Auschwitz-Birkenau. Il primo giorno siamo abbiamo visto in modo molto forte i grandi orrori dell'occupazione nazista e della loro soluzione finale. Il secondo giorno abbiamo pregato in silenzio le stazioni della Via Crucis nel Campo di Birkenau, riflettendo ancora una volta sulla sofferenza, la discriminazione, la disumanità. Abbiamo pregato affinché tali crimini non possano ripetersi mai più e per il riposo delle anime di coloro che erano morti. Il terzo giorno abbiamo partecipato, presso il Muro della Morte ad Auschwitz, alla processione e alla messa in onore di San Massimiliano, vicino alla cella dove morì.

Molto spesso, in casi di tragedia e di morte, la risposta naturale è semplicemente trattarle come l'indicibile. Trattarle con il silenzio e l’auspicio che non debbano accadere mai più. Ma penso che, in un vero spirito di fede, non dobbiamo fuggire dalle domande più profonde. Potremmo non avere una risposta assoluta, ma penso che dobbiamo essere aperti a considerarle. Come ha osservato l'autore Elie Wiesel nel suo scritto “Notte”, è sorta la domanda su dove fosse Dio in questi campi. Non so se ci sia una risposta assoluta e soddisfacente a questa domanda, ma penso che pregiudizio e discriminazione cancellino l'individuo e portino a vedere solo una classe o un gruppo. Durante il nostro tour la guida ci ha detto che una delle guardie, quando è stata intervistata e interrogata su come avesse potuto uccidere così tante persone, ha risposto: “Non ho ucciso nessuno. Solo ebrei”. Ha guardato il popolo ebraico e non ha visto persone con il loro valore e la loro storia, tanto meno la presenza di Dio in loro, ma semplicemente una classe, un gruppo, un ebreo.

Auschwitz per me è stato una conferma che pregiudizio, discriminazione, indifferenza e genocidio si sono verificati non una volta ma troppe volte nella storia umana. Ho pensato che l'opposto dell'amore potrebbe non essere l'odio, ma l'indifferenza. Molti di questi ufficiali potrebbero aver semplicemente eseguito gli ordini, indifferenti agli effetti. Mentre siamo tutti fondamentalmente buoni, creazione di Dio, siamo tutti capaci di indifferenza e pregiudizio che, se lasciati incontrollati, possono portare a un grande male. Si dice che non ci sia santo senza passato e nessun peccatore senza futuro. Ciò che questo pellegrinaggio ha evidenziato è questa verità.

Prima di andare ad Auschwitz il nostro pellegrinaggio aveva ripercorso le orme di Santa Faustina Kowalska, San Giovanni Paolo II e San Massimiliano Kolbe. La Divina Misericordia ci ricorda che tutti meritano di essere salvati, non importa quanto si siano allontanati da Dio. Ci viene detto che padre Kolbe vedeva la presenza di Dio non solo nei suoi compagni di prigionia, non provava tanto odio per i suoi persecutori ma tanta pietà.

L’altra lezione è mettere tutto questo in pratica. Come guardiamo alle persone che commettono crimini indicibili e riconosciamo in loro la creazione di Dio? Come ci mettiamo alla prova per superare i pregiudizi? Come bilanciamo la giustizia legittima con la misericordia e l'amore per i nemici? Penso che fornire una risposta assoluta qui sarebbe una semplificazione eccessiva di queste difficili domande. In ogni caso, una lezione che abbiamo imparato da San Massimiliano Kolbe è che non siamo tutti chiamati a un compito arduo come il suo, piuttosto è nei piccoli incontri quotidiani che possiamo mettere in pratica questi temi e lasciare che la misericordia e l'amore ci guidino sempre. Nei giorni successivi al pellegrinaggio mi sono chiesto chi avrei dovuto perdonare o a chi avrei dovuto chiedere scusa. A quali aspetti della mia vita sono indifferente? Mi sembra di riuscire a vedere Cristo in molte persone, prima sarebbe stato difficile.

Questo pellegrinaggio per me è stato come una rinascita, una chiamata a ricordare chi siamo e ciò che siamo chiamati a fare. Sono eternamente grato per questo viaggio e per tutti coloro che lo hanno pensato e organizzato. Dio vi benedica.

Jeremy Hernandez-Lum Tong

(dal blog Noi pellegrini ad Auschwitz)

 

 

 

 






 

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